What is good architecture?
La domanda campeggia sull’ultimo numero di OASE, proposto dalla rivista Abitare di giugno, e le risposte raccolte sono 40 tra architetti, critici e storici. Le affermazioni sono sintetiche e perciò molto efficaci: a friendly architecture, a spectacle of depest armony, an architecture close to its inhabitans, a possible architecture, per citarne alcune. La cattiva architettura è facilmente riconoscibile; ma come definire quella “buona”?

L’architetto Fabrizio Mangoni ne ha progettate tante… buone da mangiare! Come la Torta Mirabilis, realizzata e mangiata nel dicembre 2010 – racconta Mangoni – “per i 2000 anni dell'acquedotto del Serino, mirabile opera romana che con un’unica pendenza attraversa centinaia di chilometri della piana campana e termina nella piscina mirabilis di Baia, una grande cisterna di ambiente piranesiano al servizio della flotta romana stanziata nel porto di quella città. La piscina è riprodotta in cioccolato con i pilastri incrociati e gli archi e la struttura esterna dei pilastri in cioccolato è riempita nell'anima del pilastro in crema ganache. Dietro il volume della piscina, un grande piano decorato rappresenta la piana attraversata dall’acqua, realizzata con un nastro azzurro e vetroso. L'origine dell'acqua è un Vesuvio di ghiaccio”.
La buona architettura esiste? Che cosa la rende buona? Chi ha una risposta?
Liana Pastorin
Foto: Torta Mirabilis | Progetto Fabrizio Mangoni, pasticcere Ciro Scarpato, foto Caterina Marmo
04 07 2013
|
Commenti
Anche un'architettura imperfetta, può portare un messaggio, già il fatto di riconoscerla 'architettura' è un obiettivo raggiunto.
Oggi abbiamo nel nostro Paese poca edilizia, stremata dalla crisi e quasi nessuna architettura, che nel bene o nel male faccia parlare di se.
Vogliamo parlare degli architetti? Pochissime personalità e talenti, quasi nulle le possibilità di emergere.
Aspettiamo, qualora non riuscissimo ad inventarli, tempi migliori...
RSS feed dei commenti di questo post.